Qual è la sfida più grande se pensi alle tecnologie, al digitale e ai suoi servizi per i più giovani?
A mio parere, la sfida è il superamento della frammentazione di temi, esperienze e attività che vengono proposte.
In questa serie di articoli, divisa in quattro parti, propongo una strategia in grado di rispondere a questa sfida.
Leggi la Parte II, la Parte III e la Parte IV.
Che cosa significa frammentazione dei temi?
Immagina un gruppo composto da dieci studenti e studentesse che frequentano lo stesso anno scolastico in altrettanti istituti scolastici del proprio territorio.
Ognuno di loro affronta nel corso dell’anno, come previsto del resto dalle normative [1] , alcuni temi di cittadinanza digitale.
Alcuni di loro produrranno un video sulle fake news, altri una infografica sul cyber bullismo mentre altri ancora utilizzeranno il coding per raccontare la privacy.
Il risultato è quello di produrre frammenti diversi di temi che appartengono allo stesso mondo, quello connesso.
In questo modo si propongono agli studenti focus specifici sulla rete e i suoi servizi che alimentano, di volta in volta, una scarsa consapevolezza d’insieme della rete.
Alcuni studenti apprendono a programmare, con Scratch ad esempio, ma ignorano le minime e necessarie conoscenze in termini di identità, privacy, sicurezza in rete.
Sull’idea di frammento trovo significativa la riflessione di Rossi e Rivoltella:
Ogni studente vive in più contesti tra loro differenti per linguaggi, etiche ed epistemologie: è un automa miope e oggi, più di ieri è portatore di proprie culture, nozioni, abilità linguaggi e interessi. Le conoscenze possedute dai singoli studenti sono anch’esse frammentarie e tra loro non coerenti acquisite in contesti esterni alla scuola. [2]
Certo, il digitale è di per sé stesso un mondo e la sfida di aggregare i temi per arrivare a prassi condivise e uniche non è per niente semplice.
Vi faccio un esempio.
Le quattro C: rischi della rete
C’è uno schema, dei tanti della media education, che di certo è di alto valore ma anche perfetto per darci un’idea chiara di quanto la sfida sia ardua.
Parlo delle 4c di Livingstone, che propongono uno schema dei rischi online.
In sé, questo schema è un tentativo di aggregare le molteplici situazioni di rischio mettendole in rapporto con le esperienze possibili, nella rete, per un minore.
A guardare questo schema, che apprezzo molto, ci si accorge facilmente che ogni singolo rischio presentato è un tema di proporzioni enormi.
Una nuova strategia per l’educazione digitale
È qui, a mio parere, che emerge la necessità di una strategia capace di situarsi all’incrocio tra la frammentazione di temi ed esperienze e la loro ampiezza e numerosità.
Ho personalmente provato negli anni a costruire attività su specifici temi e credo che chiunque altro collega possa convenire con me su questo: è impossibile astrarre più di un certo numero di temi e di esperienze personali dei partecipanti da un’attività.
Per questo sono convinto che l’unica strategia sia quella di superare la frammentazione ed avviare una grande narrazione simbolico-educativa in grado di aggregare i temi e fornire un percorso di senso ai minori e, al tempo stesso, uno strumento efficace ad educatori e docenti.
Ci serve una prospettiva che permetta di costruire una metodologia nuova ed efficace.
Penso di aver trovato un punto di partenza.
Hai mai sentito parlare del Server? Ti racconto questo elemento tecnico della rete nel prossimo articolo, che trovi qui.
Note Bibliografiche
- [1] L. 92/19 Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica – testo completo
- [2] Rivoltella, P.C. e Rossi, P.G. (2019) Il corpo e la macchina. Tecnologia, cultura, educazione. Scholé Editrice Morcelliana, Brescia.